Come tutte le  emozioni, la vergogna in sé non è né positiva, né negativa, ma ha una determinata funzione per l’individuo: stabilire dei limiti e determinare la distanza dagli altri esseri umani. Cosa succede, però, in caso di vergogna cronica?

Vergogna cronica
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Definizione di vergogna

L’emozione della vergogna fa parte della sfera relativa alla gestione delle relazioni interpersonali e ha a che fare con la rappresentazione che si ha dell’altro, ma anche di se stessi. Consiste in una sorta di sguardo che osserva in modo critico, collegato in qualche modo alla volontà di “occultare” qualcosa: in questo senso, aiuta a stabilire limiti e distanze.

Cos’è la vergogna cronica?

A differenza della la vergogna come emozione di base, la vergogna cronica non ha più uno scopo sociale adattivo, ma può manifestarsi con comportamenti, sentimenti e sensazioni di malessere, come sentire costantemente di aver bisogno d’aiuto, sentirsi completamente incompetenti, percepirsi molto lontani dalla perfezione, temere continuamente il giudizio degli altri… ma perché si arriva a tanto? Sembra esserci una correlazione fra trauma infantile e vergogna cronica che pare mantenere in vita quei sintomi dissociativi che consentono all’individuo di proteggersi bloccando il ricordo e l’espressione di vissuti emotivi negativi sperimentati in passato. Questo, però, inibisce anche emozioni presenti come rabbia, gioia, curiosità… in questo modo, diventa estremamente difficile aprirsi al mondo sia esteriore, sia interiore.

Chi prova vergogna desidera apparire buono agli occhi altrui e, per farlo, può utilizzare due strategie differenti:

  • Comportamento evitante – inibizione sociale pervasiva, continua sensazione di inadeguatezza, ipersensibilità al giudizio altrui;
  • Attacco al sé – tendenza ad autocriticarsi in modo esplicito nel tentativo di evitare critiche o svalutazioni esterne.

Terapia per superare la vergogna cronica

Quando la vergogna non è più “solo” un’emozione e si cronicizza, comincia a invadere tutti gli ambiti della vita quotidiana, perdendo la sua importante funzione iniziale e trasformandosi in fonte di disagio e malessere. In questi casi, è importantissimo chiedere aiuto a un professionista.

Obiettivi

A livello terapeutico, l’obiettivo non è eliminare del tutto la vergogna, ma accettarla, smorzarla e farvi ricorso quando serve, per mantenerla nella sua funzione primaria di “semplice” emozione, in quanto parte dell’esperienza umana. Naturalmente, bisogna tenere in considerazione che la vergogna è un’emozione assolutamente soggettiva e individuale e per ogni paziente ha un significato del tutto personale.

Le tematiche da affrontare in terapia per combattere la vergogna cronica sono:

  • Sensazione costante di essere giudicati negativamente dagli altri
  • “Fobia” verso la vergogna (anche quando quest’ultima è fisiologica)
  • Continua autocritica
  • Schemi comportamentali che inducono alla vergogna
  • Vergogna e dissociazione (l’inibizione di emozioni come gioia e rabbia)
  • Esperienze passate associate alla vergogna
  • Vergogna e mantenimento dei confini relazionali
  • Difendersi dalla vergogna
  • Iper-stimolazione e ipo-stimolazione collegate alla vergogna
  • Aspetti sociali e culturali della vergogna

Svolgimento

Inizialmente, il terapeuta non si focalizza direttamente sulla vergogna, ma su gli effetti emotivi e comportamentali a essa associati. È utile, ad esempio, analizzare l’emozione della vergogna anche a livello somatico e capire se il paziente prova sensazioni specifiche e/o compie determinati movimenti a livello corporeo (es. coprirsi il volto, rannicchiarsi…).

Dall’osservazione degli effetti della vergogna a livello emotivo e a livello fisico, si passa poi ad analizzare come il paziente gestisce il senso di vergogna. A quel punto, il terapeuta dovrebbe mostrare di accettare per primo la vergogna del paziente, in modo da avviare un circolo virtuoso che, se tutto va come dovrebbe, il paziente inizierà a mettere in atto autonomamente. Infatti, il compito del terapeuta è quello di richiamare le risorse del quale il paziente è già in possesso. Un esempio consiste nel concentrarsi sulle sensazioni di orgoglio e competenza provate in passato, per poi estenderle in altri contesti nel presente.

Terapie alternative

Uno strumento utile può essere la Terapia EMDR che lavora sulle cognizioni negative per costruire risorse adatte ad affrontare, e superare, i sentimenti di vergogna cronica attraverso la stimolazione bilaterale: il terapeuta stimola movimenti oculari (o somministra un altro tipo di stimolazione bilaterale, tattile o uditiva) e, in questo modo, favorisce una doppia focalizzazione grazie a cui la persona tiene un piede nel passato e uno nel presente (nello “spazio sicuro” della terapia). Questa procedura consente di desensibilizzare il ricordo traumatico e di riattivarne l’elaborazione.

Quando la terapia va a buon fine

Grazie alla terapia, il paziente imparerà il grande valore di accettare le proprie fragilità in quanto normali e fisiologiche, la gioia di riconoscere e amare i propri punti di forza e l’importanza di riuscire a utilizzare con successo le proprie risorse interiori quando la situazione lo richiede.

Dott.ssa Federica Majore
Psicologa del Comportamento Alimentare
Psicoterapeuta
3924131042
federica.majore@gmail.com